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particolare da La lettrice (Clara), di Federico Faruffini, 1865 circa, Galleria d'Arte Moderna di Milano, olio su tela.
Andrea Marcolongo, Spostare la luna dall'orbita. Una notte al Museo dell'Acropoli, Einuadi, 2023
ho comprato questo libro del tutto ignara di tutto.
di chi fosse l'autrice che, per me, era un uomo. anḗr andrós è il maschio e io non mi rassegno. solo a testimonianza della mia naïveté in merito alla produzione letteraria italiana.
di quale fosse il tema, perché pensavo si parlasse di nuove esperienze museologiche, di aperture straordinarie in notturna. che si fanno, ma soprattutto in musei di storia naturale e per un pubblico junior.
un amico, al contrario di me aggiornatissimo, mi ha fatto una pre recensione ma ho cercato di non farmi influenzare (troppo).
quindi.
questo libro racconta la storia della spoliazione dei marmi del Partenone da parte di Lord Elgin, reo di aver fatto una cosa ottima al suo tempo ed esecrabile poco dopo.
pertanto a dire il vero questo libro mi ha interessato molto di più che se avesse parlato di museologia e trend di marketing museale.
ho imparato molte cose che non sapevo sulla vicenda personale di Elgin, per esempio ho capito come l'arrivo dei marmi in Inghilterra va messo in relazione con la storia e la letteratura inglese (mi sono scaricata sul kindle The Childe Harold di Byron). i miei studenti di quinta dell'anno prossimo si beccheranno un brand new pippone su un momento bellissimo di intreccio fra quei due mondi chiamati neoclassico e romantico dalla comodità degli indici dei manuali di scuola, ma assolutamente interconnessi.
questa storia sta in una cornice, fisica e letteraria.
fisica è quella dell'autrice che dorme da sola nel Museo dell'Acropoli, grazie a una serie di accordi che non la rendono simpatica al lettore. per banale invidia. ma alcuni passi sul vuoto del museo e del suo essere sospeso tra prosaicità delle toilette e il mistero dell'assenza dei marmi-calchi non sono male.
poi c'è una cornice letteraria che secondo me funziona quando l'autrice tocca le sue corde personali, il rapporto con il padre, tenuto a distanza in vita e rimpianto in morte. mi piace la complessa sincerità che traspare, vera o inventata che sia (è un'opera letteraria, non è che Marcolongo ci deve raccontare davvero cosa direbbe a un analista).
infine c'è un piano di riflessione storico filosofica culturale sociologica politica sul tema di quanto il mondo occidentale sia debitore della Grecia e di quanto l'abbia depredata. ecco, qui, forse perché vado un po' più nel mio campo, ho sentito tanti scricchiolii. quello che dovrebbe essere un climax di consapevolezza durante questo viaggio al termine della notte, alla fine diventa prolisso. non sempre lo condivido, perché lo trovo semplicistico.
ad esempio sul tema della restituzione delle opere ai paesi d'origine, si cita un rapporto redatto da due intellettuali francesi sulla restituzione delle opere d'arte africane "deportate" ai tempi del colonialismo (deportare usato per oggetti mi ha infastidito dalla prima all'ultima volta; so che è voluto, ma non mi è piaciuto). al di là del fatto che il contesto 1811 e 1890 è abbastanza diverso, ma va bene, si parla dell'idea in generale. Marcolongo cita una proposta molto moderna e "sostenibile" di far girare per tutto il mondo le opere più importanti per farle conoscere a tutti. così, come il circo Barnum, come se spostare la Nike di Samotracia avesse lo stesso impatto conservativo che spostare una maschera seicentesca Dogon. non è razzismo, è cura dei materiali. e poi sostenibile perché? perché così un abitante del Benin prende meno aerei per vedere la Nike a Parigi?
però mi è venuta voglia di leggere il Rapport sur la restitution du patrimoine culturel africain. Vers une nouvelle éthique relationnelle di Felwine Sarr e Bénédicte Savoy, e di ricercare un vecchio numero di Apollo in cui se ne parlava. e se non erro con una diversa consapevolezza del problema.
quindi, in ultimo, il libro mi è piaciuto. l'ho letto in due giorni (sotto l'ombrellone quindi va beh non conta perché avevo tempo). è scritto in modo scorrevole e corretto. mi ha fatto venire voglia di leggere altro su un tema che a me interessa moltissimo, la storia delle collezioni, dei trasferimenti di opere, dell'impatto di queste operazioni sul gusto, eccetera.
unico appunto vero: restaurazione al posto di restauro, visto che non siamo Vasari e che la nostra prosa è un tantino più snella, è un errore che correggo ai miei studenti. ma l'autrice vive a Parigi da tempo, e da tempo medita di iniziare a scrivere in francese. quindi questo restauration lo prendo per lapsus freudiano di un desiderio represso.